LA LEGGENDA DI SAN GALGANO

San Galgano, conosciuto anche come Galgano Guidotti visse in Toscana nel XII secolo. Era un cavaliere che venne poi venerato come santo dalla Chiesa cattolica per aver scelto una vita da eremita. La sua spada, piantata nel terreno roccioso nell'eremo che porta il suo nome nel momento in cui scelse la vita da eremita, è oggi meta di curiosi e devoti.

Su Galgano vi sono pochi dati storici sicuri. Nacque probabilmente nel 1148 a Chiusdino, tra Siena e la Maremma, in una famiglia della nobiltà locale. Figlio a lungo desiderato era destinato, secondo i costumi dell'epoca, ad una vita da guerriero. Galgano nacque in un'epoca di violenze e soprusi, e in questo contesto storico ebbe una gioventù improntata al disordine e alla lussuria, salvo in seguito convertirsi alla vita religiosa e ritirarsi in un eremitaggio vissuto con la medesima intensità con cui aveva precedentemente praticato ogni genere di dissolutezze. Negli anni immediatamente successivi alla sua morte venne costruito sul luogo del suo eremitaggio un edificio di culto, meglio noto come la Rotonda.

La Rotonda è una costruzione a pianta circolare famosa perché racchiude e custodisce la spada che Galgano infisse nella roccia. Lo stile architettonico è romanico-senese, caratterizzato da un susseguirsi di fasce cromatiche alternate bianche e rosse e la stessa successione di colori si ripete anche nella cupola.

A partire dal 1218 fu costruita in suo onore, poco lontano dalla Rotonda, l'Abbazia di San Galgano, dalle caratteristiche architettoniche gotico-cistercensi.
L'edificio è imponente e testimonia, così, la diffusione ed il grande seguito del culto di San Galgano. L'Abbazia raggiunse, nel XIV secolo, una grande potenza, anche grazie alle immunità ed ai privilegi concessi da vari imperatori, tra i quali Federico II, ed alle munifiche donazioni ricevute. La ricchezza raggiunta nel 1500 fu tale da scatenare una contesa tra la Repubblica di Siena ed il Papato. Dopo questo periodo di splendore, iniziò quella lenta decadenza che l'avrebbe ridotta ad un grandioso e mistico rudere. Sarebbe diventata cava di materiali edili, depredata ed abbandonata all'incuria degli uomini che ne vendettero addirittura le lastre di piombo che coprivano il tetto, esponendola così alle ingiurie del tempo.

È proprio la mancanza del tetto, crollato nel 1768, che esalta l'articolazione e l'eleganza architettonica delle linee che si slanciano così verso il cielo aperto.

L’Abbazia, nonostante sia oggi una rovina, viene ancora utilizzata per suggestive manifestazioni, spettacoli, concerti ed anche indimenticabili matrimoni.

Foto terredisiena.it